Il giorno del grazie
02.06.11

Gesù la fonte viva, non può arrivare a noi, senza un canale: il canale è Maria. Gesù non viene a noi se non per mezzo della Vergine. Imitiamo la Vergine, nella santa umiltà e nella riservatezza. Che la Madonna vi faccia sentire tutto il suo amore. Abbandoniamoci nelle mani della Madre Celeste, se vogliamo trovare benessere e pace.”
( S. Pio )

“Giorno del grazie”: questa sarebbe la formula migliore per sintetizzare la splendida esperienza di Giovedì 2 Giugno. E’ un grazie vibrante, dal sapore intenso, che pervade il cuore di ognuno, e lo porta direttamente al cospetto di Maria.
In un contesto ameno, incontaminato, vera e propria rarità del mondo moderno, sorge il celebre santuario della Madonna di Montevergine, è un santuario in cui la spiritualità si respira a polmoni pieni.

Avvolti nella nebbia mattutina pare infatti di essere giunti in una dimensione “oltre”, intorno non vi è la calura di un giorno di Giugno, non si odono le urla di gente che corre frettolosa nei loro grigi palazzoni, non vi sono le interminabili code di macchine che con i loro clacson elevano la “sinfonia dell’uomo moderno”, intorno vi è il silenzio della contemplazione, gli alberi che giganteggiano sugli aspri fianchi del monte, vero e proprio suggello della magnifica potenza creatrice di Dio e che lasciano tutti senza fiato.

La spiritualità in cui è avvolto il luogo diviene vera e propria “presenza divina” entrando nel santuario, articolato in antica e nuova basilica, nella sua magnificenza fatta di decorazioni marmoree, intarsi d’oro e madreperlati, è al contempo una vera e propria testimonianza della grandiosità dell’intercessione della Beata Vergine, basti pensare alla sala degli ex voto che raccoglie anche le spoglie del Beato Giulio, al quale sono attribuiti numerosi miracoli.

Centrale all’interno del santuario è la raffigurazione della Beata Vergine collocata su di un trono di marmi policromi e adorno di bassorilievi in bronzo.

Particolarità dell’immagine è proprio lo sguardo magnetico della Madonna che indipendentemente dal punto di osservazione pare sempre incrociare lo sguardo del fedele e ciò contribuisce ulteriormente ad isolare l’individuo da tutto ciò che gli sta intorno e a condurlo direttamente tra le braccia di Maria, l’immagine è dunque veicolo e strumento necessario per la creazione di un rapporto esclusivo e privilegiato tra il fedele e la Madonna.

Momenti intensi sono anche quelli della messa conventuale durante la quale l’intera comunità dei monaci benedettini assieme all’abate si riunisce per la celebrazione, è il momento privilegiato per il fedele per porre se stesso e i suoi cari direttamente ai piedi della Vergine.

Tutto quanto è stato vissuto ha permesso poi di dare un colore nuovo anche a quei momenti “squisitamente umani” a cominciare da quella eccitazione un po’ fanciullesca che ha accompagnato il percorso nella funicolare da Mercogliano al santuario e viceversa, dal momento di gioiosa convivialità del pranzo che ha permesso di rinsaldare rapporti già esistenti e di cominciare a costruirne di nuovi, per giungere ai motteggiamenti scherzosi che accompagnavano i vari momenti di cammino in autobus e a piedi.

Il giorno del grazie continua e questa volta vede mutare il luogo ma non i sentimenti, è la terra di san Pio che ora ci accoglie: Pietrelcina. Anche in questo caso l’ambiente è suggestivo, è un ambiente che ha permesso di ricostruire le fasi salienti della vita di Francesco Forgione.

Sono luoghi infatti questi in cui straordinariamente l’ambiente si carica dell’impronta del santo, l’ambiente costituisce una sorta di attuazione concreta del riverbero spirituale di chi in quei luoghi ha trascorso le prime fasi della sua vita.

Quando si sente parlare delle “case di padre Pio” la sciocca mente dell’uomo moderno comincia magari a pensare a più edifici provvisti eventualmente di tutti i confort, dotati di stanze altrettanto confortevoli al punto da permettere una vita tranquilla per ben dodici persone, ma poi si trova innanzi a stanze di pochi metri quadrati e tra l’altro dislocate in più edifici in molti casi nemmeno contigui, basti pensare al fatto che la camera da letto dei Forgione si trovava in un’altra “casa” rispetto al luogo deputato al pranzo.

Francesco respirò quest’aria carica di modestia e umiltà, visse circondato da quelle misere pareti a mala pena ricoperte da intonaco, ma fu proprio tutto ciò a far nascere in lui il germoglio della consacrazione a Dio, alimentato dalla fede e dalle pratiche religiose di una famiglia di per sé devota.

Lo stesso atteggiamento ha caratterizzato anche la visita alla chiesa di sant’Anna, nonché alla Chiesa Madre. In questo percorso di visita dei luoghi della santità ultimo, ma non tale certamente per importanza, è stato il territorio di Appia Romana che ha visto un padre Pio, che aveva già nell’anima l’immagine di Cristo, ricevere anche nella carne il suggello di Cristo che lo trasformò in vera e propria copia vivente di Cristo.

Qui infatti si è avuto modo di osservare il tronco dell’olmo dove padre Pio ricevette le stimmate occulte, assieme a quello che padre Pio chiamava il “suo seggiolone”, ossia due enormi pietre sulle quali il santo era solito sedersi immerso nella contemplazione del paesaggio circostante.

E’ stata dunque una giornata che si è sostanziata della santità del frate di Pietrelcina e che si è unita in stretto connubio con la figura della Vergine, alla quale padre Pio era molto legato, egli era “innamorato” della figura di Maria, (come si legge nella frase riportata in alto).

Un’ultima cosa resta da chiarire: il senso del grazie, è un grazie che ancora una volta Padre Francesco ha voluto rendere a tutti coloro che operano in parrocchia in varie forme e modi, un grazie nutrito della grandezza di Maria e della spiritualità di padre Pio!

ROSANNA CAPUZZOLO